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Introduzione – Il fisioterapista, chi è, cosa fa e come può aiutarti

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Tutti nella vita abbiamo avuto bisogno di un bravo fisioterapista, per noi stessi o per qualcuno a noi caro. Per te che stai leggendo ti auguro di non aver più bisogno di noi fisioterapisti nel futuro.

O meglio ti auguro di non soffrire più di mal di schiena – condizione che colpisce l’80% delle persone nel corso della vita – di non avere più traumi quando giochi o ti alleni, di non soffrire più delle patologie che hanno bisogno del fisioterapista per recuperare o migliorare la condizione fisica.

In ogni caso devi sapere che il tuo fisioterapista non fa solo trattamenti riabilitativi e massaggi, si occupa anche di prevenzione e di aumento delle performance motorie, in ambito sportivo e lavorativo, lavorando sulle disfunzioni di movimento e sull’educazione al dolore. 

In realtà fa molto di più e per questo è giusto che tu conosca tutte le principali tecniche e metodiche che il fisioterapista può mettere a disposizione per te se malauguratamente il mio augurio di poc’anzi non si riveli efficace.

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Breve storia moderna della fisioterapia

Le prime origini documentate dell’attuale fisioterapia come categoria professionale risalgono a Per Henrik Ling,” padre della ginnastica svedese” che fondò il Royal Central Institute of Gymnastic ( RCGI) nel 1813 dove svolgeva le manipolazioni articolari, i massaggi terapeutici e l’ esercizio fisico.

La parola svedese per fisioterapista è sjukgymnast che si può tradurre come “qualcuno coinvolto nella ginnastica per coloro che sono malati”.

Da quel momento storico, successive e postume correnti incentrate esclusivamente sul ricorso delle mani come atto curativo – comprese le manipolazioni articolari- sono state sviluppate: l’Osteopatia nel 1874 per opera di Andrew Taylor Still e la Chiropratica nel 1895 con Daniel David Palmer.

Nel 1887, i fisioterapisti ricevettero la registrazione ufficiale dal consiglio nazionale svedese per la salute e il benessere. Altri paesi presto seguirono. Nel 1894, quattro infermiere in Gran Bretagna formarono la Chartered Society of Physiotherapy. La School of Physiotherapy presso l’Università di Otago in Nuova Zelanda nel 1913 e il Reed College degli Stati Uniti del 1914 a Portland, Oregon, i cui graduati vennero nominati “aiutanti della ricostruzione”.

Risulta chiaro come già da prima dell’avvento dell’Osteopatia e poi della Chiropratica , la terapia manipolativa spinale è stata sempre una componente importante del lavoro del fisioterapista sin dall’inizio della pratica della fisioterapia con la scuola svedese (1813)…approfondisci lo studio.

Verso la fine del 19 °secolo a causa di eventi e guerre che hanno avuto un effetto su scala globale, c’è stata una maggiore richiesta di riabilitazione e assistenza e ciò ha permesso rapidi progressi nella fisioterapia. Poco dopo i chirurghi ortopedici americani iniziarono a trattare i bambini con disabilità e iniziarono a impiegare donne addestrate nell’educazione fisica e nell’esercizio correttivo. Questi trattamenti furono applicati e promossi ulteriormente durante l’epidemia di poliomielite del 1916.

La prima ricerca di terapia fisica fu pubblicata negli Stati Uniti nel marzo del 1921 in “The Physical Therapy Review”. Nello stesso anno, Mary McMillan organizzò l’American Women’s Physical Therapeutic Association (ora chiamata American Physical Therapy Association – APTA). Nel 1924, sempre in America la Georgia Warm Springs Foundation promosse la fisioterapia pubblicizzandola come trattamento per la poliomielite.

Il trattamento durante gli anni ’40 consisteva principalmente in esercizio, massaggio e trazione.

All’inizio degli anni ’50 furono riprese le procedure manipolative delle articolazioni della colonna vertebrale e delle estremità, specialmente nei paesi del Commonwealth britannico,. Intorno al tempo in cui furono sviluppati i vaccini contro la poliomielite, i fisioterapisti divennero comunemente presenti negli ospedali in Nord America ed Europa.

Alla fine degli anni ’50, i fisioterapisti iniziarono a spostarsi oltre la pratica ospedaliera in cliniche ortopediche ambulatoriali, scuole pubbliche, centri sanitari di college / università, strutture geriatriche (strutture infermieristiche specializzate), centri di riabilitazione e centri medici. La specializzazione per la terapia fisica negli Stati Uniti avvenne nel 1974, con la Sezione Ortopedica dell’APTA formata per quei fisioterapisti specializzati in ortopedia.

Nello stesso anno, la Federazione internazionale dei fisioterapisti manipolatori ortopedici è stata costituita a Montreal in Canada, che da allora ha svolto un ruolo importante nel far progredire la terapia manuale in tutto il mondo.

L’International Federation of Orthopedic Manipulative Physical Therapists (IFOMPT) è il primo sottogruppo della World Confederation for Physical Therapy (WCPT), l’associazione mondiale dei fisioterapisti, che è riconosciuta dall’organizzazione mondiale della sanità (OMS). E ‘quindi l’organismo più rappresentativo a livello mondiale della terapia manuale e si configura come un gruppo di interesse specialistico composto da solo da fisioterapisti. IFOMPT riconosciuti come Full Member 22 Nazioni, denominate Member Organization, nelle quali i corsi di formazione in terapia manuale devono essere conformi agli standard elaborati della Federazione.

 

La visita fisioterapica

In Italia si è soliti pensare che il fisioterapista non faccia una visita o peggio ancora non rilasci una ” diagnosi” al paziente.

Dal punto di vista etimologico la parola “diagnosi” deriva da greco antico e vuol dire “conoscere attraverso”: si può parafrasare quindi come la procedura di ricondurre un fenomeno o un gruppo di fenomeni – dopo averne considerato ogni aspetto – a una categoria.

Appare quindi chiaro che il fisioterapista certamente effettua una visita e consegna al paziente una diagnosi.

Quando pensiamo alla parola “diagnosi” però la riconduciamo in linea esclusiva sempre quella che fa il medico: giusto così, ma è bene chiarire che si tratta di diagnosi di stampo medico o nosologica.

Il fisioterapista al contrario non rilascia una diagnosi medica bensì una diagnosi fisioterapica e funzionale: segni e sintomi del pazienti sono evidenziati e registrati durante la visita atti a formulare una ipotesi di diagnosi e di trattamento entro le proprie competenze.

Facciamo un esempio: un paziente si fa male al ginocchio durante una attività sportiva, si infortuna il legamento crociato anteriore e al collaterale senza esserne a conoscenza (presenta dolore e mostra un ginocchio cedevole durante il movimento ma non sa ancora cosa abbia esattamente), e così pensa di rivolgersi al fisioterapista.

Il fisioterapista a quel punto chiederà cosa sia successo tramite una anamnesi, verificherà che il paziente abbia già una diagnosi medica e approfondirà l’azione lesionale che ha causato il problema per il quale il paziente si è presentato. Durante il primo incontro, il fisioterapista tramite l’anamnesi e la visita si accerta innanzi tutto che il paziente non soffra di condizioni di salute pericolose di natura medica, le red flags o bandiere rosse, e caso in cui avesse qualche dubbio, rimanderebbe subito alle attenzione del medico curante.

Successivamente valuta lo stato del ginocchio del paziente verificando ad esempio la funzionalità dei legamenti: qualora rilevasse che il ginocchio si muove “troppo” in risposta alle manovre provocative e ai test funzionali , dirà al paziente che il suo ginocchio è instabile, ossia evidenzierà un concetto funzionale confacente il movimento (e non di danno o alterazione anatomica). Non rilascerà quindi una diagnosi medica dato che questo compito spetta solamente al medico e alle eventuali refertazioni dello specialista anche a seguito delle indagini strumentali (Risonanza Magnetica ecc).

Dal Codice deontologico AIFI – Art. 14 Visita fisioterapica

“Il Fisioterapista effettua la valutazione fisioterapica attraverso l’anamnesi, la valutazione clinico-funzionale e l’analisi della documentazione clinica prodotta dalla persona assistita. La diagnosi fisioterapica, o una sua coerente ipotesi, costituisce il risultato del processo di ragionamento clinico ed è preliminare all’intervento fisioterapico. Nel caso in cui il processo diagnostico sia insufficiente o nel caso in cui si evidenzino dati che vanno al di là delle proprie conoscenze o competenze, il Fisioterapista inviterà la persona assistita ad effettuare ulteriori approfondimenti.”

A questo punto ci si può chiedere: ma cosa fa il fisioterapista? Il lettore può comprendere come il fisioterapista rappresenti una figura fondamentale all’interno del panorama sanitario e che sa relazionarsi ed interagire con il medico di base e lo specialista per offrire un percorso di cura assolutamente di elevata competenza e professionalità, e altresì abilitato ad agire anche in autonomia come viene dichiarato nel profilo professionale, oltre che nel team multidisciplinare.

Infatti di seguito spunti tratti dal profilo professionale del fisioterapista che ha valore di legge:

E’ individuata la figura del fisioterapista con il seguente profilo: il fisioterapista è l’operatore sanitario, in possesso del diploma universitario abilitante, che svolge in via autonoma, o in collaborazione con altre figure sanitarie, gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree della motricità, delle funzioni corticali superiori, e di quelle viscerali conseguenti a eventi patologici, a varia eziologia, congenita od acquisita.

(…) il fisioterapista:

– elabora, anche in équipe multidisciplinare, la definizione del programma di riabilitazione (…)

– pratica autonomamente attività terapeutica per la rieducazione funzionale (…)

Di seguito potete leggere il documento integrale sul profilo del fisioterapista: Decreto 14 settembre 1994 , n. 741 

Il fisioterapista e la Fisioterapia Neurologica (riabilitazione neurologica)

 

 

Spesso i pazienti pensano che tutti i fisioterapisti hanno la stessa esperienza e formazione clinica (medical expertise) o sappiano lavorare con la stessa padronanza su pazienti ortopedici come sui pazienti neurologici.

“Non è così!!”

Questa è una prima distinzione che devi conoscere.

Sia nel percorso di studi universitari che per le specializzazioni post laurea un fisioterapista può avere un profilo più orientato all’ambito neurologico piuttosto che in quello ortopedico.

Per un paziente è importante sapere che normalmente i fisioterapisti con profili con vocazione più neurologica, si trovano in particolare nei centri di riabilitazione neurologica accreditati dalle Regioni come la ULSS4 o negli ospedali e centri di ricerca come l’Humanitas di Milano dove è presente un reparto di neurologia e neurochirurgia o nei centri e Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) come il Santa Lucia di Roma.

Le patologie neurologiche hanno spesso percorsi di riabilitazione lunghi che a volte diventano parte integrante della vita dei pazienti, per questo i pazienti stessi scelgono e vengono indirizzati a preferire centri le cui prestazioni vengono erogate a carico del SSN (sistema sanitario nazionale).
La fisioterapia è di supporto e molto spesso pilastro del percorso di trattamento e cura di tutte le patologie neurologiche, nelle persone adulte come nei bambini.
Le patologie che il fisioterapista può prendere in carico insieme all’equipe di riabilitazione sono quelle le malattie neurologiche o sistemiche che provocano disturbi del SNC (sistema nervoso centrale) o del SNP (sistema nervoso periferico) come:

  • Sclerosi multipla
  • SLA (Sclerosi laterale amiotrofica)
  • malattie cerebrovascolari (ictus o stroke ischemico e emorragico)
  • Alzheimer
  • Parkinson
  • Malattie ederodegenerative
  • Patologie infiammatorie-infettive(che coinvolgono primariamente o secondariamente il SNC)
  • Malattie il sistema nervoso periferico (polineuropatie, miastenia, miopatie)
  • Traumi cranici e lesioni midollari
  • Patologie Neurologiche dell’età pediatrica ( paralisi cerebrale infantile, idrocefalo, plagiocefalia)
  • Malattie genetiche che coinvolgono il sistema nervoso anche in età pediatrica:
    • Fibrosi Cistica
    • Malattia di Huntington
    • Sindrome di Down
    • Distrofia Muscolare di Duchenne
    • Anemia Drepanoticitica
    • Distrofia Muscolare di Becker
    • Sindrome di Noonan
    • Talassemia
    • Sindrome di Bloom

Per far fronte a queste patologie i “fisioterapisti con specializzazione in riabilitazione neurologica” utilizzano e si formano in diversi ambiti:

Quindi riassumendo e completando la disamina, grazie a queste competenze il fisioterapista può seguire con efficacia pazienti affetti da vasculopatie cerebrali, come ictus che comportano al paziente quadri clinici di emiplegia e emiparesi.
Il Morbo di Parkinson e altri disturbi del movimento come parkinsonismi, corea e tremori.
Disturbi dell’equilibrio come l’Atassia, Malattie neuro-muscolari, Sclerosi multipla,varie forme di Neuropatie, Paraplegie e Tetraplegie, SLA (Sclerosi laterale amiotrofica),Polinevriti infettive, Miopatie,Paralisi cerebrali infantili, Malettie genetiche, Traumi cranici, Postumi da interventi di neurochirurgia, Tumori cerebrali.

Questa incredibile varietà di patologie e la diversa complessità dei casi clinici che il fisioterapista si trova ad affrontare richiedono al fisioterapista di formarsi in modo continuo.
Più precisamente oltre che continuare la sua formazione post laurea con corsi sulla riabilitazione neurologica il fisioterapista deve avere dimestichezza con la ricerca e la letteratura scientifica relativa alla neuro-riabilitazione, attraverso l’uso banche dati internazionali come PubMed.

Il fisioterapista e la Fisioterapia Ortopedica (riabilitazione ortopedica)

Questa branca della fisioterapia sembra quella di più semplice comprensione.. purtroppo non è cosi

La fisioterapia e la riabilitazione ortopedica al loro interno hanno diversi tipi di approcci terapeutici, metodi, strumenti e tecnologie.

Questo spesso confonde il paziente, per dirla tutta anche gli ortopedici a volte, così abbiamo deciso di creare una distinzione per fare chiarezza sull’argomento.

Il paziente va dal fisioterapista solo quando ha dolore, purtroppo, oppure dopo un intervento chirurgico o dopo un trauma.
Quindi possiamo dividere i pazienti che accedono alle cure del fisioterapista in due categorie: quelli con un dolore spontaneo e con dolore non spontaneo.

Il fisioterapista e il Dolore spontaneo e fisioterapia

Il dolore spontaneo è quello che si manifesta in assenza di un trauma diretto sulla zona. L’insorgenza del dolore può essere rapida o più graduale a seconda dello stato della patologia e dal meccanismo che genera il dolore.

Il mal di schienadolore al colloepicondilite o un dolore dietro al ginocchio, possono essere causati da problemi di sovraccarico funzionale, problemi posturali, alterazioni anatomiche o fisiologiche e patologie sistemiche.

Come fa un fisioterapista a capire da cosa generato il dolore?

 

Premesso che il fisioterapista non da diagnosi medica ma solo di tipo funzionale, attraverso una serie di anamnesi e una serie specifica di test può individuare l’origine dei segni clinici e dei sintomi del paziente.                                                                                                                                    Facciamo un esempio: un paziente arriva all’osservazione del fisioterapista con una diagnosi di lombalgia fatta dal medico con una risonanza magnetica che presenta una protrusione discale L5-S1.

A questo punto il fisioterapista deve capire se il dolore riferito dal paziente deriva direttamente dalla protrusione evidenziata dal quadro radiologico.

Come sappiamo la presenza di una protrusione del disco, è una condizione anatomica diffusa nella popolazione al di sopra dei 40 anni di età e che non rappresenta sempre la vera causa del dolore alla schiena.

Il dolore lombare ha infatti numerose cause ed è necessario individuare precisamente quale o quali cause producono il dolore

Le cause del dolore lombare possono essere: 

In questo esempio abbiamo messo in evidenza quali sono le principali cause di dolore alla schiena.
Sono così tante che stimolano riflessioni e domande su come sia possibile che un fisioterapista possa orientarsi in tutto questo.

Come fa il fisioterapista a sapere su quale livello o struttura lavorare?

Come fa a capire se un dolore è causato da patologie organiche non di sua competenza?

Quali sono le tecniche e gli strumenti che ha a disposizione per aiutare il paziente?

Di seguito postiamo le linee guida italiane sull’ernia discale del 2008, le linee guida europee per la lombalgia del 2004 (in inglese) e le linee guida italiane per il mal di schiena del 2002 che potete scaricare qui.

Il GIMBE nel 2017 fornisce inoltre una sintesi sulla “migliore pratica” con le migliori evidenze per la valutazione e il trattamento della lombalgia e sciatalgia qui (in italiano).

 

La valutazione del fisioterapista in terapia manuale

La valutazione del fisioterapista è alla base di tutti percorsi terapeutici.

Troppo spesso il paziente finisce sul lettino senza aver fatto una valutazione.

La Terapia Manuale Ortopedica” (OMT) è una specializzazione della fisioterapia per il trattamento delle patologie neuro-muscolo-scheletriche, basata sul ragionamento clinico, che utilizza approcci di trattamento altamente specifici, i quali includono le tecniche manuali e gli esercizi terapeutici, ed è guidata dalle prove di efficacia cliniche scientifiche disponibili e dalla struttura biopsicosociale di ogni singolo paziente”.

Il fisioterapista specializzato in terapia manuale esegue una valutazione seguendo i seguenti principi:

  • il ragionamento può essere definito come il processo cognitivo che porta il fisioterapista a prendere le decisioni cliniche.
    Per questo il fisioterapista raccoglie informazioni e dati in ogni domanda e test che viene realizzato durante la valutazione.
    Questo porterà il fisioterapista a produrre nella sua mente una serie di ipotesi sullo specifico caso clinico che, andrà a confermare fino a definire e realizzare un piano terapeutico dedicato per ogni paziente.
  • lo schema mentale da utilizzare è un modello aperto, per il quale è importante sviluppare una mentalità flessibile e senza preconcetti alla ricezione dell’informazione.
    Come faceva il Dr.House, nella omonima serie televisiva.

Per capire meglio il concetto di ragionamento clinico del fisioterapista si utilizza la metafora del “brick wall”.
Un muro di mattoni, che consente il passaggio di informazioni ma separa il lato teorico (idea della patologia) e quello clinico (il riscontro fornito dai test, dai segni e dalle domande).
All’interno del processo di valutazione e di trattamento il fisioterapista prende in considerazione i due lati del muro di mattoni per generare le ipotesi, definire le precauzioni, le controindicazioni, pianificare il trattamento e stabilire una prognosi.

L’idea del “brick wall” è parte integrante del concetto Maitland, ma anche altri approcci di terapia manuale come il Mulligan, il Mckenzie e di tutti master universitari di terapia manuale svolti nelle università italiane, con riconoscimento internazionale in terapia manuale e manipolativa ortopedica (OMT), attualmente presenti sul territorio italiano nelle città di Padova, Genova, Bologna, Roma e nel Molise: approfondisci qui.

Anche approcci di terapia manuale con un approccio più miofasciale come il Metodo Stecco seguono schemi di ragionamento clinico simili a quello descritto.

Il fisioterapista, chi è, cosa fa e come può aiutarti

La terapia manuale consiste in un ampia serie di mobilitazioni e manipolazioni, in cui il fisioterapista gestisce movimenti precisi orientato a ridurre il dolore, aumentare l’escusione di movimenti articolari, ridurre o eliminare gli edemi del tessuto connettivo, migliorare l’elasticità e la capacità di contrazione del tessuto muscolare.

Inoltre la ricerca scientifica più recente ha dimostrato come la terapia manuale, secondo certe modalità di approccio, possa modulare direttamente il sistema nervoso centrale con il risultato di “rinforzare” quei meccanismi centrali presenti nel cervello e nel midollo spinale deputati ad abbassare il dolore e la sua percezione, oltre che ad aumentare il meccanismo della ricompensa e del piacere, cioè quello stato di benessere che sopraggiunge ad esempio dopo l’ attività fisica o dopo aver mangiato cioccolata. Qui uno studio in inglese che indaga i meccanismi alla base della terapia manuale: clicca qui.

Le tecniche di terapia manuale – proprie del fisioterapista e del medico specialista – non vanno confuse con la classica Kinesiterapia, perché seguono un razionale completamente differente e sono soggette ad un alta variabilità a seconda del caso clinico e del momento terapeutico. Variabilità che va dal tipo di tecnica, alla direzione e all’intensità della forza applicata.

La valutazione del fisioterapista nella terapia fisica

In alcuni casi il fisioterapista può utilizzare, insieme alle tecniche di terapia manuale e all’esercizio terapeutico, anche il supporto dei mezzi fisici:

laser,

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

tecarterapia,

ipertermia per lo stimolo dei tessuti biologici per il controllo del dolore e dell’infiammazione.

Ad esempio nelle tendinopatie l’utilizzo delle onde d’urto, risulta particolarmente efficace per la soluzione di queste patologie.  Ad esempio esistono evidenze, con risultati variabili, sul ricorso alla terapia fisica in condizioni muscolo-scheletriche comuni nella popolazione soprattutto dedita ai lavori manuali o allo sport come la sindrome del Tunnel carpale e l’Epicondilite (vedi l’articolo “Epicondilite e Tunnel carpale”).


Rimane chiaro il fatto che, ogni dolore spontaneo di questo tipo è sempre legato ad un sovraccarico funzionale, il fisioterapista deve sempre avere una visione d’insieme i non limitarsi al quadro locale del sintomo.

Per rimanere nel tema delle tendinopatie è facile capire come ad esempio un problema al tendine di achille possa essere causato dall’appoggio del piede, che a sua volta possa subire interferenze funzionali negative da parte di altri distretti corporei come ad esempio, l’anca, il ginocchio o la colonna.

Il corpo umano e il suo movimento è come un’orchestra. Ogni distretto corporeo composto da ossa, legamenti, nervi e sistema mio-fasciale deve fare la sua parte, suonare il suo spartito.

Il direttore d’orchestra è sicuramente il snc (sistema nervoso centrale) ma il fisioterapista attraverso i suo lavoro può dare un supporto a tutta l’orchestra, lavorando per il miglioramento delle performance di ogni distretto anatomico e sull’efficenza del sistema nervoso, sia centrale che periferico.

Dolori non spontanei (riabilitazione post traumatica e post chirurgica)

Quando il paziente subisce un infortunio o si sottopone ad un intervento chirurgico l’approccio del fisioterapista cambia l’utilizzo della terapia manuale (quella spiegata poc’anzi) può essere di supporto solo nelle fasi avanzate del percorso riabilitativo.

La riabilitazione post traumatica e post chirurgica possono essere divise in 5 diverse fasi, che possono sovrapporsi nei tempi, nella programmazione del piano riabilitativo, ma che hanno finalità specifiche:

1-controllo del dolore e dell’infiammazione

 

2-recupero dell’articolarità e del movimento

 

 

3-rinforzo muscolare

4- miglioramento della propriocezione

 

5-recupero funzionale e del gesto motori.

Il fisioterapista, concorda con il medico le attività relative alle 5 fasi e in base al momento terapeutico, inserisce all’interno del programma riabilitativo, le diverse tecniche, metodologie o tecnologie che ha a disposizione per favorire un recupero veloce e sicuro, delle attività motoria del paziente.

Nelle fasi acute postraumatiche come nelle primi giorni dopo un intervento chirurgico il programma di riabilitazione si focalizzerà maggiormente sulle fasi 1 e 2 (controllo del dolore e dell’infiammazione e recupero dell’articolarità e del movimento).

In queste prime fasi il fisioterapista oltre alla crioterapia, utilizza all’occorrenza mezzi fisici come laser, tecarterapia, ultrasuoni, elettroterapia, magnetoterapia.

Nella fasi più avanzate della riabilitazione, dalla fase 3 alla 5 (rinforzo muscolare, miglioramento della propriocezione, recupero funzionale e del gesto motorio), vengono inseriti progressivamente inserite tecniche riabilitative ed esercizi specifici per ogni fase come:

  • il rinforzo muscolare selettivo
  • gli esercizi funzionali
  • la ginnastica propriocettiva

in tutte le fasi terapeutiche è possibile anche abbinare delle tecniche di massaggio.

  • il massaggio terapeutico che è a sua volta diviso in diverse tecniche o metodi che il fisioterapista può mettere in atto in relazione al quadro clinico.

Il fisioterapista e l'Analisi della postura e del movimento

La tecnologia è sempre più presente nel mondo della fisioterapia e della riabilitazione. Oltre ai mezzi fisici, utilizzati per il controllo del dolore e per la riduzione dell’infiammazione, le nuove tecnologie ci mettono a disposizione strumenti per la valutazione della postura, la valutazione del movimento e per la prevenzione degli infortuni.

Il fisioterapista, chi è, cosa fa e come può aiutarti

Come già argomentato precedentemente, un dolore che si manifesta in una zona del corpo, può essere causa da un problema funzionale più ampio e non specifico ad esempio di singola articolazione.

Il fisioterapista attraverso la terapia manuale e i mezzi fisici interviene sulla fase acuta ma è necessario approfondire il motivo per il quale quella zona è andata in sovraccarico funzionale e prevenire le recidive.

Le tecnologie messe a disposizione dall’ingegneria biomedica per la valutazione del paziente in fisioterapia e in riabilitazione sono:

  • esame baropodometrico
  • treadmill per analisi del passo
  • gateanalisis
  • valutazioni posturali computerizzate
  • valutazione isocinetica e isogonica
  • biofeedback elettromiografici.

Molti di questi strumenti oltre a fornire un dei dati per programmare il percorso riabilitativo, possono essere utilizzati come strumenti di trattamento.

I ricercatori di tutto il mondo sono concordi: il movimento, quindi l’esercizio terapeutico e riabilitativo, sono ad oggi la principale cura per le patologie muscolo scheletriche.

L’esercizio però come un farmaco deve essere, consigliato con precisione, dosato e cambiato al cambiare dei sintomi e del quadro clinico, il fisioterapista è il professionista sanitario che capace di valutare, affiancare e seguire il paziente in tutto il percorso terapeutico.

 

Efficacia della fisioterapia

La terapia fisica risulta efficace per migliorare i risultati, sia in termini di dolore che di funzionalità, in molteplici condizioni muscolo-scheletriche.

Secondo revisioni sistematiche del 2012 e studi randomizzati – considerati di elevato valore scientifico- esistono prove a sostegno dell’uso della manipolazione spinale da parte dei fisioterapisti come opzione sicura per migliorare i risultati per la lombalgia.

Inoltre una combinazione di terapia manuale e terapia con esercizi supervisionati da parte di fisioterapisti offre benefici funzionali per i pazienti con artrosi del ginocchio e può ritardare o addirittura impedire la necessità di un intervento chirurgico.

Una revisione sistematica del 2015 ha suggerito che mentre la manipolazione della colonna vertebrale e il massaggio terapeutico sono interventi efficaci per il dolore al collo.

Gli studi dimostrano anche che la terapia fisica è efficace per i pazienti con altre condizioni. Una revisione sistematica del 2012 sull’efficacia del trattamento fisioterapico nei pazienti con asma ha concluso che il trattamento fisioterapico può migliorare la qualità della vita, promuovere la performance cardiopolmonare e la pressione inspiratoria, nonché ridurre i sintomi e l’uso di farmaci.

Fisioterapia o chirurgia nel dolore muscolo-scheletrico?

Se comparata alla chirurgia ,il trattamento di decompressione chirurgica e la fisioterapia sono alla pari per la stenosi spinale lombare nel miglioramento dei sintomi e della funzione.

Le tecniche di terapia manuale focalizzate al collo e sul nervo mediano, combinate con esercizi di stretching, possono essere equivalenti o addirittura preferibili alla chirurgia per la sindrome del tunnel carpale (vedi l’articolo “epicondilite e tunnel carpale”).

Fisioterapia nella terapia intensiva?

Una revisione sistematica del 2013 ha mostrato che nei pazienti intubati in terapia intensiva con ventilazione meccanica il ricorso alla mobilizzazione passiva precoce e progressiva è sicura ed efficace per il recupero, leggi l’abstract allo studio.

Palese dunque l’enorme importanza della fisioterapia e del ruolo dei fisioterapisti specializzati in molte condizioni cliniche disabilitanti sia di natura acuta che cronica e, per rimanere attuali ai tempi del Covid-19, risulta chiara l’importanza del fisioterapista nelle terapie intensive per permettere un migliore recupero, evitando le comorbilità, le patologie associate all’immobilità e più in generale mantenere l’intero sistema corpo in movimento.

Bibliografia essenziale:

Effectiveness of physical therapist administered spinal manipulation for the treatment of low back pain: a systematic review of the literature.

Physical therapy is as effective as surgery for lumbar spinal stenosis, study finds.

Tunnel Carpal Syndrome: physical therapy o surgery?

Manual physical therapy versus surgery for Tunnel Carpal Syndrome: a randomized parallel-group trial.

Are manual therapies, passive physical effective for the management of patients with whiplash-associated disorders? An update od bone and joint decade task forcenon neck pain and its associated disorders by OPTIMa collaboration.

The effectiveness of physiotherapy in patients with asthma: a systemic review of literature.

Comunicazione efficace

Uno studio di revisione sistematica, il gold standard della ricerca, che includeva pazienti con lesioni cerebrali, condizioni muscolo-scheletriche, patologie cardiache o patologie multiple ha scoperto che l’alleanza tra paziente e terapista si correla positivamente con l’esito del trattamento.

I risultati includono: capacità di svolgere attività di vita quotidiana, gestire il dolore, completare compiti specifici relativi alla funzione fisica, miglioramento della depressione, valutazione globale della salute fisica, aderenza al trattamento e soddisfazione del trattamento.

Gli studi hanno esplorato quattro temi che possono influenzare le interazioni paziente-terapeuta:

  • abilità interpersonali e comunicative,
  • abilità pratiche,
  • cure centrate sul paziente individualizzate,
  • fattori organizzativi e ambientali.

La ricerca ha dimostrato che l’uso di strumenti di comunicazione su misura per l’educazione sanitaria del paziente porta a un migliore coinvolgimento verso il proprio medico e l’assistenza clinica. Inoltre, i pazienti hanno riferito che il processo decisionale condiviso produrrà una relazione positiva: competenze pratiche come la capacità di educare i pazienti sulle loro condizioni e l’esperienza professionale sono percepite come fattori preziosi nella cura dei pazienti.

Sulla base della comprensione attuale, i fattori più importanti che contribuiscono alle interazioni paziente-terapeuta includono che il fisioterapista trascorra un adeguato periodo di tempo con il paziente, che possieda forti capacità di ascolto e comunicazione, che tratti il paziente con rispetto e competenza e che fornisca spiegazioni chiare del trattamento con la partecipazione attiva del paziente alla sua gestione riabilitativa.

Se sei un fisioterapista e stai leggendo questo capitolo vorrà dire che giustamente sei interessato alla comunicazione efficace del fisioterapista verso il paziente per fargli raggiungere i risultati riabilitativi concordati in maniera più veloce ritrovando la salute: vi suggeriamo a tal proposito questo sito internet “fisiocoaching” dove potete trovare all’interno indicazioni e spunti importanti, oltre che il libro “Fisiocoaching: comunicare per riabilitare”.

Se sei interessato al marketing sanitario e a tutti gli aspetti collaterali ma imprescindibili per la gestione e ottimizzazione del tuo centro di fisioterapia e ambulatorio come:

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Il fisioterapista e l’Osteopatia, una pratica sanitaria

l’osteopatia ha avuto un importante diffusione in Italia e nel mondo.

L’osteopata grazie alla sua visione globale e alle numerose tecniche manuali ha affascinato l’immaginario collettivo, facendosi spesso preferire al fisioterapista.

Ma chi è l’osteopata e cosa fa di diverso dal fisioterapista?
Parliamoci chiaramente: è solo una questione di approccio e di metodo.

L’osteopatia utilizza molte tecniche manuali usate dal fisioterapista, in particolare sulle patologie dell’apparato muscolo scheletrico ma lo fa con un intenzione clinica diversa. Inoltre utilizza tecniche cranio-sacrali e viscerali il una visione sicuramente più olistica dell’individuo.

La cosa più importante da sapere non è quella di capire che un osteopata è meglio o peggio del fisioterapista, la cosa più importante da sapere che l’osteopatia non è ancora una professione con una chiara regolamentazione anche dopo il DDL Lorenzin del 2017.

In Italia per legge può definirsi Osteopata chiunque abbia fatto una scuola di Osteopatia – che sia part time, full time o di solo qualche fine settimana- in quanto ad oggi (2020) è individuata l’osteopatia solamente come attività sanitaria senza però che la figura dell’osteopata sia ancora stata istituita, vale a dire che bisogna attendere che in futuro le Istituzioni, il MIUR ed altri organi e sussidi dello Stato stilino il profilo professionale dell’Osteopata – delineando competenze e percorso universitario – che legittimi lo svolgimento della professione sanitaria di Osteopata in Italia. 

Per questo è necessario fare molta attenzione quando si sceglie un professionista.

Il consiglio è quello accertarsi del fatto che, l’osteopata, oltre a dichiararsi tale, sia anche in possesso di un titolo abilitante alla professione sanitaria, un fisioterapista laureato (attenzione è la professione in assoluto con il più alto numero di abusivi) o un medico. Si perché chi ha un problema di salute, un dolore o un sintomo, è un paziente e come tale deve essere seguito da un professionista sanitario, non da un altro cittadino che ha seguito corsi durante i fine settimana che dice di essere un osteopata.

Alla luce di tutto ciò, l’osteopata deve essere prima di tutto un fisioterapista o un medico, quindi un laureato.

L’albo dei fisioterapisti e i nuovi processo in atto volti alla regolamentazione di questo settore, daranno sicuramente al cittadino gli strumenti di verifica per non capitare nelle mani sbagliate, nel frattempo, fate attenzione! Alla luce di tutto ciò, l’osteopata deve essere prima di tutto un fisioterapista o un medico, quindi un laureato. A tal riguardo l’interrogazione parlamentare già nel lontano 12 Marzo 2014 – ma ancora attuale- chiariva la questione ribadendo che la pratica dell’osteopatia fosse riservata solo alle professioni già sanitarie, qui.

L’albo dei fisioterapisti e i nuovi processi in atto volti alla regolamentazione di questo settore, daranno sicuramente al cittadino gli strumenti di verifica per non capitare nelle mani sbagliate, nel frattempo, fate attenzione e verificate che il vostro osteopata sia un sanitario e che abbia una laurea in fisioterapia, controllando qui

 

Altre specializzazioni del fisioterapista

L’obiettivo di questo articolo di spiegare chi è e cosa fa un fisioterapista è stato raggiunto parzialmente. Esistono infatti altre specializzazioni, nicchie e passioni che non abbiamo fin ora menzionato.

Mal di testa, riabilitazione vestibolare, riabilitazione visuo-posturale, riabilitazione del pavimento pelvico, fisioterapia dermato funzionale, sono solo un elenco parziale di particolari ambiti in cui la fisioterapia si sta spingendo nell’ottica di fornire sempre un servizio clinici migliori per pazienti.

Alcune specializzazioni, come la riabilitazione sportiva ad esempio sono più note di altre, per questo l’impegno editoriale del futuro sarà orientato a far emergere anche le specializzazioni della fisioterapia meno conosciute.

 

La teleriabilitazione

La teleriabilitazione rientra nel campo della Telemedicina (Telehealth) ed è una forma di intervento di natura fisioterapica in risposta alla domanda di riabilitazione.

Più in generale la telemedicina è la comunicazione online tra il clinico e il paziente, sia dal vivo          ( tramite diretta), che in sessione preregistrate rispetto alla normale assistenza di persona con rapporto 1:1. I vantaggi della Telehealth comprendono una migliore accessibilità in aree remote, efficienza in termini di costi e maggiore convenienza per chi è allettato e per i disabili.

Alcune considerazioni per la telehealth includono: prove limitate ad oggi presenti per dimostrare l’efficacia e la sua conformità rispetto la terapia di persona, problemi di licenza e politica di pagamento e di privacy.

Gli studi sull’efficacia della telehealth sono molto promettenti in diversi contesti clinici e patologici come nei pazienti in condizioni gravi, ictus, sclerosi multipla ed arto fantasma, oppure negli esiti post chirurgici di protesi totali di ginocchio e nei disordini muscolo-scheletrici come il mal di schiena.

La tele-riabilitazione si è dimostrata efficace o in alcuni casi superiore rispetto la fisioterapia 1:1 di persona col terapista nella riabilitazione delle protesi totali di ginocchio.

Considerando che solo negli USA nel 2017 sono state eseguite circa 700.000 protesi di ginocchio all’anno e che in Italia siamo tra le popolazioni più anziane al mondo, la tele riabilitazione potrebbe inserirsi e calarsi in questa realtà con soddisfacenti e sicuri risultati per la salute del paziente.